La gioia della Resurrezione a Scicli

I riti della resurrezione  sono il cuore dell’anno liturgico perché cuore stesso della fede cristiana: con San Paolo ricordiamo infatti che “se Cristo non fosse risorto vana sarebbe la nostra fede”.
La celebrazione della Pasqua del Signore: sappiamo tutti cosa questa rappresenti per la cristianità, ma sappiamo anche cosa significhi per Scicli.
Dire Pasqua a Scicli significa in concreto dire insieme due cose: la processione del Venerabile sacramento dell’Eucaristia e poi l’esplosione della gioia con la processione “in trionfo” del simulacro del Cristo Risorto.

E infatti a Scicli si può sperimentare quanto questo sia vero con l’esperienza dirompente della gioia pasquale della Domenica di Resurrezione, con la venerazione lieta seppur felicemente disordinata del simulacro del Cristo Risorto, giustamente invocato come Uomo vivo perché in lui contempliamo tutto il mistero dell’uomo nuovo e della nuova creazione sotto il segno della grazia che da lui prende il via. E’ stato infatti scritto “Scicli o la città del gioia”: solo chi non è sciclitano può pensare che sia un errore : sì, perché non è della gioia astratta che stiamo parlando, ma dell’appellativo che tradizionalmente è dato al Cristo Risorto nella nostra città: Il Gioia. Dire Pasqua a Scicli significa perciò non solo richiamare il Cristo Risorto in generale, ma indicare un simulacro – quello del Cristo Risorto – e la sua esposizione alla venerazione dei fedeli nella notte di Pasqua (“a risuscita”) e soprattutto la sua traslazione nella Chiesa del Carmine, succedanea di S. Maria La Piazza, nel mezzogiorno della Domenica : un simulacro che rappresenta nell’immaginario collettivo sciclitano un forte e fondamentale momento di coesione e di rappresentazione di una identità particolare.
Non si può essere sciclitani senza sentirsi ribollire il sangue nelle vene alla vista del Cristo Risorto, specie se accompagnata dalle note musicali della “marcia di Busacca”. Perché la  Pasqua a Scicli è tutta sintetizzata in questo simulacro e in quello che è il momento “clou” della festa : cioè l’attimo in cui “il Gioia” dall’antro buio della Chiesa di Santa Maria La  Nova esce balzando fuori trasportato  dall’incontenibile fercolo di mani e braccia nerborute, quasi a rappresentare plasticamente il momento della resurrezione, della vita che non si lascia trattenere dalla morte ! Il resto del giorno e della festa non è che commento, esplicitazione, variazioni su tema e contrappunto di questa esperienza fondamentale che si vorrebbe quasi prolungare all’infinito nel moto perpetuo dei giri in Piazza Busacca e dell’avanti-indietro per le strade adiacenti per succhiarne fino in fondo forza ed energia per tutto l’anno!
Pasqua è quindi la data che più di ogni altra ha fatto e continua a far fare conti alla rovescia a generazioni di giovani e adolescenti che aspettano con ansia il momento in cui potranno dar prova della loro forza e resistenza alle prese con la “vara” del Cristo Risorto. E’ l’appuntamento atteso da un’intera città che aspetta questo giorno per far esplodere  nel suo cuore tutta la voglia di nuovo che si porta dentro. E’ il giorno in cui la voglia di gioia, pace, serenità che ogni uomo si porta dentro può essere messa fuori e gridata e invocata al di là della stessa consapevolezza che si ha. Ogni anno, si dice ed è vero, c’è sempre più gente che viene ad assistere a questa celebrazione. Folklore ? Certo, anche. Ma se anche dai paesi vicini vengono in tanti, lasciando altre manifestazioni pasquali a loro dire più fredde e compassate, per farsi coinvolgere dalla passione e dall’esuberanza degli sciclitani, crediamo che sia non solo per una nota di colore. Proprio nel momento in cui la “pena di vivere”  come qualcuno ha chiamato il difficile compito di realizzare ogni giorno la sua umanità, sembra frustrare i desideri più intimi e autentici di ogni uomo mortificandone giorno dopo giorno la dignità, crediamo venga quasi spontaneo guardare a Colui che invece è salutato come l’Uomo Vivo, quasi a dire l’Uomo per eccellenza.

“Ecco l’uomo” sembra sentirsi ripetere chi guarda il Gioia. L’Uomo Vivo che è uscito vincitore dalla lotta con la vita e con la morte. E allora ognuno è spinto a non cercare fra i morti colui che è vivo, a non cercare, a non lasciarsi ancorare dal vecchiume di una vita che vuole, che deve continuamente rinascere, risorgere, rinnovarsi. E’ la Pasqua tempo allora in cui – mentre le situazioni politiche, sociali, economiche del mondo intero come delle vicende personali di ognuno vorrebbero indurci nella tentazione della disperazione – siamo invitati ad aprirci alla speranza, anche contro ogni speranza : e questo è quello che ci testimonia il Cristo Risorto. Oggi più che mai l’uomo ha bisogno di modelli di umanità vera : per questo l’Uomo Vivo ha la capacità di riproporsi ogni anno come “l’uomo riuscito” a cui ognuno può guardare con speranza. E solo questa speranza può essere fonte di gioia : perché la gioia non ha prezzo e non si acquista e non consiste nelle frivolezze del mondo, è il frutto di un incontro con qualcuno capace di aprirti il cuore e aiutarti a rileggere la tua storia, in positivo, nel segno della speranza appunto, come fece il Risorto con i due discepoli di Emmaus.

Perciò a Scicli il Risorto è “Il Gioia” : mai appellativo fu più azzeccato! E a Scicli ogni anno abbiamo la ventura di rivivere questo “dramma sacro” in cui tutto il popolo è protagonista, in cui – superata la distanza di spazio e di tempo – siamo riportati a quell’evento che duemila anni fa ha sconvolto la storia : di chi crede come di chi non crede ! Scicli come Gerusalemme (non l’aveva intuito già forse Vittorini ?): Gerusalemme, città della pace, Scicli città del Gioia : non sembri un accostamento azzardato! Vuole essere solo un augurio: di pace e di gioia, oggi più che mai per Scicli e gli sciclitani e per quanti vengono a condividere la  Pasqua con noi, ma insieme e – ogni anno ce n’è di bisogno – per tutto il mondo.

Padre ignazio la china
Don Ignazio La China, Vicario Foraneo del Vicariato di Scicli